Così combatti
Le quattro del mattino, dipingendo
L'ora sacra di battiti d'orologi
E culle di straniamento.
Ah la conoscenza, l'imbuto
Del sapere, il quattro volte noumeno
Distratto e disorientato
Dal quotidiano. Il tempo che si ripete
La storia della fine certa, l'attimo fuggente del cavo incanto.
Il tutto per tralasciare ai futuri
Un'ombra di te.
La televisione ci distrae dalle nostre azioni,
Ce le fa vedere, per telepatia,
La costruiamo noi,
Quelli che veramente se la ridono sono gli operatori,
Delle telecamere che scelgono l'inquadratura giusta
D'una morte apparente.
Ahi, le quattro, passate a nascondere la verità, ad adorare l'artefatto, il rossetto
Che luccica di sangue, la matita di merda,
Per una dimostrazione perenne che esiste l'al di là.
La chiesa puzza, puzza di marcio, vorrei
Una chiesa pulita e cordiale come la mia biblioteca,
Non meschina, non curiosa, non frustrante,
Ma libera, aperta, altalenante come una poesia segreta.
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