Trentuno catodico. Andato con Giancarlo allo Zen per ben due volte bevuto una cioccolatta caldissima da Monte. Poi pulito un po' la casa che è da mantenere e rispettare.
Ho incontrato anche Marcellus, truce più truce di tutti.
Poi andato da solo allo Zen e andato a prendere l'erbetta sana e pacifica.
Ora sono qui al computer con maman che mi dice che non mi vuole accompagnare a San Pietroburgo per un viaggio rilassante e io che m'incazzo un po'. Ieri una nottata molto movimentata: alzato tre volte, addormentato alle 5.30.
Bene. procediamo con ordine. Trentun di case,
trentini, trottole, tiraboschi, travi, trupìe, troffie, Tanatos, Floris alla tv che non sbaglia un solo congiuntivo.
martedì 31 gennaio 2012
domenica 29 gennaio 2012
circus
Andato al circo città di Roma coi trapezisti cocainomani, caduti tre volte e le signore ingioiellate
e le belle dame. Un tripudio.
Visto i leoni che il 31 vanno ad Augusta.
kisses
e le belle dame. Un tripudio.
Visto i leoni che il 31 vanno ad Augusta.
kisses
sabato 28 gennaio 2012
un anno e un mese
Un anno e un mese dal mitico tre sorelle.org al palab.
Oggi stato alla Vucciria, incontrato Luca con Giuseppe Fasulo. Giornata buona. Ho dormito fino alle otto di sera. Non mi succedeva da tempo immemorabile.
kiss
S.
Oggi stato alla Vucciria, incontrato Luca con Giuseppe Fasulo. Giornata buona. Ho dormito fino alle otto di sera. Non mi succedeva da tempo immemorabile.
kiss
S.
venerdì 27 gennaio 2012
venitsei
Giornata carina, con tanto di jam session musicale alla fine. Allo spasimo. le latitudini e longitudini di palermo mi si confanno. e' assurdo come tutti i luoghi dove si gozzoviglia a Palermo siano nascosti. E' una città che può essere infame ma anche regale, parigina, sempre più di Roma, anche per il numero delle lettere. Ma andiamo con ordine.. Non coricato A mezzanotte suono il mio primo pezzo musicale su muse score da huis clos di Sartre.. Poi sceso allo Zen. poi ritornato e aspettate le otto per scendere. Poi, e non è molto, andato al lavoro. Tutto ok. Risposto a telefono scritto al computer. Mangiato una brioscina da Monterosa, poi andato ai cappuccini, poi coricato fino alle sette. Alzato una volta e poi alle sette comprato le sigarette, andato ai cappuccini e poi allo Spasimo dove la jam session di Rita Collura mi aspettava.
M'ha detto che farò parte dell'orchestra e della musica d'insieme con Calderone.
Mi piace l'idea. intanto poi a casa sono stato allo Zen e composto un po' di Gianca, un po' del monologo di Estella, un po' del mio blog.
Je vous embresse
Silvano
M'ha detto che farò parte dell'orchestra e della musica d'insieme con Calderone.
Mi piace l'idea. intanto poi a casa sono stato allo Zen e composto un po' di Gianca, un po' del monologo di Estella, un po' del mio blog.
Je vous embresse
Silvano
giovedì 26 gennaio 2012
cinque pagine di "huis clos" di Sartre
Scena 5
Pag 55
Garcin: Ma si, ma si, il cafone, certo!
(pare distratto)
No, niente. E’ Gòmez, ma non parla di me.
Avete detto cafone?
Signora, se non fosse così che ci starei a
fare al mondo?
E lei?
Ines: Eh, ero, quello che chiamano qui in
terra, una donna dannata. Già dannata. Allora, non si è stupito?
Garcin. E’ tutto?
Ines: C’è anche la storia di Firenze.
Ma è una storia di morti. Tre morti. Lui
prima, poi lei e poi io. Non c’è più nessuno là, sono tranquilla. La camera
solamente.
Vedo la camera di tanto in tanto. Vuota,
con le persiane chiuse. Hanno finito per togliere i sigilli.. Affittasi: E’ da
affittare. C’è un cartello sulla porta. Ridicolo.
Garcin: Avete detto tre.
Ines. Tre
Garcin. Un uomo e due donne
Ines. Si
Garcin: E allora? (pausa) S’è ammazzato?
Ines: Lui? Non ne sarebbe capace. Non ho
sbagliato ad avere sofferto. No. E’ un tramway che l’ha ucciso. Ride? Abitavo
da lui, era mio cugino.
Garcin: Fiorenza era bionda?
Ines. Bionda? (guardano Estella) Sappia che
non rimpiango nulla ma non mi va tanto di raccontare questa storia.
Garcin. orsù! Vi era venuto a noia!
Ines. Poco a poco. Una parola, qua, là, Per
esempio faceva rumore bevendo; Soffiava col naso nel suo bicchiere. Era un
povero tipo, vulnerabile. Perché sorridete?
Garcin. Perché io, io non sono vulnerabile.
Ines. E’ da vedere. E ho sgusciato su di
lei, l’ha visto coi miei occhi. Per finire, mi è restata tra le braccia.
Abbiamo preso una camera dall’altra parte della città.
Garcin. Allora?
Ines. Allora, è stato questo tranvài.
Glielo dicevo ogni giorno: E si mia cara, l’abbiamo ucciso. (silenzio) Sono
malpensante.
Garcin. Oh, si anch’io.
Ines. Oh, no, voi non siete malpensante. E’
un’altra cosa.
Garcin: cosa?
Ines. Glielo dirò più tari. Io sono
malevola. Vuol dire che ho bisogno della sofferenza degli altri per esistere.
Una torcia.
Una torcia nei cuori. Quando sono tutta
sola, mi spengo. Sei mesi dopo, ho acceso il suo di cuore. Ho bruciato tutto.
Lei s’è svegliata una notte. E’ stata lei ad aprire il rubinetto del gas senza
che me ne accorgessi, e poi s’è ricoricata accanto a me. Ecco.
Garcin Ehm…
Ines. Cosa?
Garcin. Niente, Questo che lei ha detto non
è molto pulito.
Ines. Non è proprio decente. E dopo?
Garcin: Avete ragione (A Estella) E te. Che
hai fatto tu?
Estella. Vi ho detto che non ne so niente. Non ho avuto
tempo buono per interrogarmi…
Garc. Bene. Ti si aiuta. Questo tizio dal
viso fracassato chi è?
Est. Che tipo?
Ines. Lo sai! Quello di cui avevi paura
quando sei entrata.
Estella. E’ un amico.
Gar.
Peché avevi paura di lui?
Est. Non avete il diritto di interrogarmi!
Ines. S’è ucciso a causa tua?
Est. Ma no, siete pazzi.
Garcin. Allora perché ti faceva paura? S’è
sparato un colpo di fucile nella testa, o no? E’ questo che gli ha sfregiato la testa!
Est. Tacete. Tacete!
Garcin. Per te, per te.
Ines. Un colpo di fucile per causa tua!
Est. Lasciatemi tranquilla. Mi fate paura.
Voglio andarmene. Voglio andarmene.
Si precipita verso la porta e la sfregia.
Gar: Vattene. Io non domando di meglio. La
porta è chiusa dall’esterno.
Estella suona. Il campanello non titilla. Ines e Garcin
ridono. Estella si rivolge loro, addossata alla porta.
Estella. (con voce roca e lenta) Siete
ignobili.
Ines. Esattamente. Ignobili. E allora?
Dunque il tipo s’è ucciso a causa tua? Era il tuo amante?
Gar. Certo era il suo amante. E l’ha voluto
avere per lei, tutta sola. Non è così?
Ines. Ballava il tango come un
professionista, ma era povero immagino.
Silenzio
Gar. Ti si domanda se fosse povero.
Est. Si , era povero.
Garcin. E dopo, tu avevi il tuo bell’affare
a guardare. Un giorno è venuto, t’ha supplicato e tu hai ridacchiato.
Ines: eh, hai ridacchiato! E’ per questo
che s’è ucciso?
Estella. E’ con questi occhi qua che tu
guardavi Fiorenza?
Ines. Si!
Pausa. Estella ride.
Estella. Non ci siete affatto. (tono secco e provocante) Voleva avere un
figlio. Siete contenti?
Garcin. E tu non lo volevi!
Estella. No, il bambino è venuto su lo
stesso.
Sono andata cinque mesi in Svizzera.
Nessuno l’ha mai saputo.
Era una bambina. Ròger era da me quand’è
nata. Gli piaceva il fatto d’acvere avuto una figlia ma non a me.
Garcin. E dopo?
Estella. C’era un balcone, sopra un lago.
Vi ho portato una grossa pietra. Gridava: Estella ti prego, ti supplico. Lo
detestavo. Ha visto tutto. S’è impiccato sul balcone e ha visto degli anelli
sul lago.
Garcin : Dopo?
Est. Tutto qui. Sono riandata a Parigi. Lui
ha fatto quel che ha voluto.
Garcin. S’è fatto saltare la testa?
Estella: Ma si! Non l’avrebbe dovuto fare, ma l’ha
fatto. Mio marito non si pè privato mai di niente. (pausa) vi odio.
Ha
una crisi di singhiozzi secchi
Garcin: Inutile, qui le lacrime non colano.
Estella. Sono stanca. Sono molle. Se sapeste come vi
odio.
Ines ( prendendola tra le sue braccia) Mia povera piccola! (A Garcin)
L’interrogatorio è finito. Basta guardare questo muso di boia.
Garcin. Di boia… (si giarda intorno) Darei qualsiasi
cosa per guardarmi in uno specchio. (pausa) he caldo. (urta la veste di
Estella) Oh, scusa…
Fa come per aggiustarla
Estella. Potete rimanere in maniche di camicia. Al
momento…
Garcin. (getta la sua veste sul canapè) Non me ne
vogliate, Estella.
Estella. Non vi voglio.
Ines. E io. Me ne vuoi’
Estella. Si
Ines. E allora Garcin? Eccocci nudi come vermi, ci
vedete più chiaro adesso?
Garcin. Non so. Può essere un po’ più chiaro..
(timidamente) Non potremo provare ad aiutarci l’un
con l’altro?
Ines. Non ho bisogno d’aiuto.
Garcin: Ines, si sono imbrogliati tutti i fili. Se
fate il più piccolo gesto, se levate la mano per svanire Estella e io sentiamo
la scossa. Nessuno di noi può salvarsi da solo; bisogna che perdiamo insieme o
che ci tiriamo ia da quest0affare insieme. Scegliete. (pausa) Che c’è?
Ines. L’hanno affittato. LE finestre sono grandi e
aperte, un uomo è seduto sul mio letto. L’hanno affittato, l’hanno affittato.
Entrate, entrate, non vi imarazzate. E’ una donna. Va verso di lui e gli mette
la mano sulle spalle. Che aspettono per accendfere, non ci si vede più. Stanno
per abbracciarsi? Questa camera è mia. E’ mia! E perché non accendono? Non li
posso più vedere! Di che cosa bisbigliano? La sta carezzando sul mio letto? Gli
dice che è mezzogiorno e che c’è un gran sole. Allora, è così o sto diventando
cieca? (pausa) Finito. Basta. Non vi vedo più, non vi sento più. E no, suppongo
che non ho finito col mondo. Niente alibi. (FA SCUOTERE QUALCOSA) Mi sento
vuota. Al momento sono di fatto morta.
Tutta intera qui. (pausa) Dicevate? Parlavate di aiutarmi
, credo?
Garcin: Si
Ines. Per che cosa?
Garcin. Per sventare le tue malizie.
Ines. E che ne avrò in cambio?
Gar. Mi aiuterete. Occorrono poche cose Ines:
soltanto un po’ di buona volontà.
Ines. Buona volontà… da dove volete che la prenda? Sono
marcia.
Gar E io? (pausa) Lo stesso Ma se provassimo?
Ines. Sono all’asciutto. Non posso né ricevere né
donare. Cpme volete che v’aiuti? Un ramo morto. Bisognerebbe del fuoco. (pasa
guarda Estella che tiene la sua testa tra le mani)
Fiorenza era bionda.
Garcin. Vi rendete conto che questa piccola sarà il
vostro boia?
Ines. Lo so
Gar. Sarà a causa di lei se vi avranno. Per quanto
mi riguarda non le presto alcuna attenzione. Se dal vostro canto…
Ines. Che cosa?
Garcin. E’ un tranello. Loro ci spiano per sapere se
la impalmerete!
Ines Lo so. E voi? Voi siete pure un tranello.
Credete che non abbiano previsto le vostre parole? Nascondono delle trappole
che non possiamo vedere.
Tutto è tranello. Spia. na che mi fa? Anch’io sono una spia. Una
spia per lei. E’ per questo che l’ho beccata.
Gar. Lei non beccherà nessuno. Ci rincorriamo come
dei cavalli selvatici senza mai raggiungerci. Credete che abbiano previsto
tutto? Lasciate passare Ines. Aprite le mani, lasciate la presa. Sennò apporterete del male a tutti e tre.
Ines. Forse che ho una testa da lasciare presa? So
che ci attende.
Sto bruciando, sto bruciando e so che non ci sarà mai una fine;
so tutto:
credete che mi prenderanno? Lo sarò, vi vedrà attraverso i miei
occhi, come Fiorenza vedeva l’altro. E
venite a prlarmi del vostro malanno. Vi dico che so tutto e non ho pietà di me. Una spia, ha, una
spia,: naturalmente sono considerata una spia. E dopo tanto meglio se sono
contenti.
Gar. (prendendola dalle spalle) io , io posso aver
pietà di voi. Guardatemi: siamo nudi:
Nudi fino all’osso e vi conosco fino al cuore. E’ un legame, credete che vi
faccia del male? Non biasimo niente, non mi compiango. Sono secca. Ma di voi
posso aver pietà.
Ines: Non mi toccate. Detesto chi mi tocca. E
rimirate la vistra pietà. Andiamo. Garcin, c’ha molte spie per voi, in questa
camera. Per voi preparate per voi. Farsete meglio ad occuparvi dei vostri
affari. (pausa) Se ci lasciate
tranquille, la piccola e io, toccherò
per non nutrirvi.
Garcin (gardandola un attimo poi alza le spalle) Ok
Estella. ( alando la testa). In gabbia, Garcin!
Garcin: Che volete?
Est. Voi potete aiutarmi!
Garcin Accostatevi a lei.
Est: Ve ne prego, avete promesso. Garcin, avete
promesso! Presto che non voglio restare
sola. Olga l’ha portato al ballo!
Ines. Chi ha portato?
Est: Pierre. Ballavano insieme.
Ines. Chi è Piero?
Est: un piccolo sempliciotto. Mi chiamava la sua
acqua viva. Mi amava. Lei l’ha portato al ballo.
Ines. L’ami?
Est: Si rassegnano. Lei è al limite del soffio.
Perché balla? A meno che non lo faccia per dimagrire. Certamente no. Certo che
non l’amavo. Ha diciott’anni e non sono certo un’orca io.
Ines. Allora lasciateli. Che ti può fare?
Estella: era mio.
Ines. Niente di tuo è più sulla terra.
Estella: Era mio.
Ines. Si, era. Provate a prenderlo provate a
toccarlo. Olga può toccarlo. Non è così’ Non è così? Può tenergli la mano,
accarezzargli le ginocchia.
Est. Lei posa su di lui il suo enorme petto, gli
soffia nel volto. Piccolo Pollicino, povero piccolo Pollicino, che aspetti a
spolverarti il naso?
Ah, mi sarebbe bastato uno sguardo, non avrebbe mai
osato… Forse che non sono veramente niente?
Ines: Più niente. E non c’è più niente di tuo sulla
terra. Tutto quello che ti appartiene è qui. Vuoi il tagliacarte? Il bronzo di Barbedienne? Il divano blè è tuo. E io, piccola mia, io sono per sempre tua!
Estella. Ah, mia? Ok, chi di voi due oserebbe chiamarmi
la sua acqua viva? Non sbagliate voi altri,s apete che non sono una sozzura.
Pensami, Piero, non pensare che a me, difendimi. Finché pensi: la mia acqua
viva, la mia cara acqua viva, non sono che mezza mezza colpevole, sono acqua
viva, là sotto, vicino a te.
e’ ROSSSA COME UN POMODORO.
VEDIAMO.. E’ IMPOSSIBILE ABBIAMO CENTO VOLTE RISO DI LEI INSIEME. cHE è
QUELL’ARIA LA’? L’AMAVO TANTO. AH QUESTO BLUES DI SAINT LOUIS! bALLATE,
BALLATE,GARCIN VI DIVERTIRESTE SE POTESTE VEDERLA. NON SARà MAI taLE QUALE IO
LA VEDO. TI VEDO CON LA TUA CUFFIETTA DISFATTA, IL TUO VISO SCAVATO, VEDO CHE
GLI MARCI SOPRA I PIEDI. e’ DA MORIR DAL RIDERE. ANDIAMO. PIU’ PRESTO. LA
TIRA, LA SPINGE. E’ INDECOROSO. ANDIAMO ANDIAMO. TI DICO CHE TI VEDO. LEI
SVIENE, DANZA ATTRAVERSO IL MIO SGUARDO. LA NOSTRA CARA ESTELLA. CHE COSA, LA
NOSTRA CARA ESTELLA. AH TACI! NON HAI VERSATO NEANCHE UNA LACRIMA AL FUNERALE.
LEI CI HA DETTO. “LA NOSTRA CARA ESTELLA” ha la sfrontatezza di parlargli.
allora, a tempo. non e’ lei che può danzare e parlare allo stesso tempo! ma che
cosa… no no, le dice. ti abbandono, chiamatelo, riguardatelo facciano che tu lo
voglia, ma non gli dire… (si ferma)
bene. tu puoi guardarlo in faccia. Ti ha detto tutto garcin: roger, i viaggio
in svizzera, il bambino, le ha detto tutto.”la nostra cara estella non era…” no
in effetti non ero… brancola con la testa con un’aria triste, ma non si può
dire che la notizia le abbia giovato guardatela adesso. non sono le sue lunghe
ciglia, né la sua aria da bambina che ti
contenderò. ah, mi chiamava la sua acqua viva, il suo cristallo. ebbene, il
cristallo è in briciole: la nostra cara estella. Danzate. Danzate. vediamo. a
tempo uno, due, uno , due. darei qualsiasi cosa al mondo per riandare sulla
terra anche per un solo istante, e per ballare. non sento più bene.hanno spento
le lampade come se ballassimo il tango. perché lo suonano in sordina? più forte.
non sento più niente. (smette di ballare) mai più. la terra m’ha lasciato.
garcin guardami, prendimi nelle tue braccia.
ines. (imperiosamente)
garcin!
garcin (designando ines a
estella)
andate da lei.
estelle: (l’acchiappa)
mercoledì 25 gennaio 2012
inverno1
Settembre, andiamo, è tempo di migrare
ora in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian
gli stazzi e vanno verso il mare,
scendon giù per l'adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei mont, han bevuto profondamente ai fonti alpestri che sapord'acqua natia rimanga nei cori esuli a conforto e
e che a lungo illuda la lor sete in via
Rinnovato hanno vergo d'Avellano.
lunedì 23 gennaio 2012
Pomeriggio
Pomeriggio con Randa e Marcy annojatissimi, per un di più per amore dell'arte.
Accorgersi che lo stato ti fotte cento euro dallo stipendio.
Accorgersi che lo stato ti fotte cento euro dallo stipendio.
domenica 22 gennaio 2012
composizione
Ho composto due musiche. Una per pianoforte solo, l'altra per basso e pianoforte.
Baci Silv@
Baci Silv@
vucciria
Nottta vucciriota con tanto di parlata in francese con Olivier che non mi diede il suo telefonino....
sabato 21 gennaio 2012
Ecco che l'idea si fa strada
percorre un universo ignoto ai più,
è scaraventata nel cervello.
Comperare: glosssario di musiche antiche
Ravel. Corollario di musiche greche.
La grecità è vermante installata nell'uomo,
tutti vi hanno avuto a che fare.
Risolve i problemi di ogni cosa.
Sandro Botticelli, che compostezza! Quella figura che si staglia a rimirarci
e, sullo sfondo, una pianura urbinate, o marchigiana, o fiorentina,
insomma una pianura del centro Italia che è foriero di tante cose belle e importanti
come il Rinascimento e l'Umanesimo.
Ascolto incessantemente" Like U" di Silvano Baldi, è molto bella.
je vous salue
Silvano
venerdì 20 gennaio 2012
giovedì 19 gennaio 2012
mercoledì 18 gennaio 2012
martedì 17 gennaio 2012
in Deliam
Come si può paragonare Berluconi a Schettino. Sono diametralmente opposti. Cotui si è battuto sino alla fine (per dirlo alla latina) con tutto il suo coraggio per far crecere un'Italia moderna, milanese, ora dobbiamo chiedere le olimpiadi a Roma. E pure quelle gay. I famosi gay game.
Un nuovo racconto?
Un nuovo racconto?
lunedì 16 gennaio 2012
un pezzo di Paride su wiki
Paride (greco: Πάρις; latino: Paris; detto anche Alessandro o Paride Alessandro) è una figura della mitologia greca, figlio secondogenito di Priamo, re di Troia, e di Ecuba.
Principe troiano, esposto ancora neonato sul monte Ida a causa delle profezie funeste che lo accompagnarono sin dalla nascita, visse da pastore fino a quando non fu scelto dagli dèi affinché desse il suo giudizio sulla più bella fra le dee Era, Atena e Afrodite.
Principe troiano, esposto ancora neonato sul monte Ida a causa delle profezie funeste che lo accompagnarono sin dalla nascita, visse da pastore fino a quando non fu scelto dagli dèi affinché desse il suo giudizio sulla più bella fra le dee Era, Atena e Afrodite.
Riconosciuto dal padre, rientrò a corte e partì in missione diplomatica per Sparta, dove conobbe Elena, moglie di Menelao, la donna più bella del mondo: Afrodite per rispettare la promessa fattagli per ottenere il pomo d’oro fece innamorare la donna perdutamente dell'eroe. Paride rapì quindi Elena e la portò con sé a Troia.
Nel corso della guerra che ne seguì, affrontò Menelao in duello e fu salvato dalla morte per intervento di Afrodite; in battaglia fu tra i peggiori; uccise Achille, non grazie alla propria abilità, ma perché il dio Apollo aveva guidato le sue mani mentre
Origini Mito
Origini Mito
Ermes invita Paride ad arbitrare la contesa tra Atena, Afrodite edEra. Dettaglio da un cratere-kilyx lucano a figure rosse, ca. 380 a.C., Parigi, Cabinet des médailles de la Bibliothèque nationale de France.
Secondo la tradizione più accettata, Priamo, re di Troia, all’indomani della sua salita al trono, aveva cinquanta figli, la maggior parte dei quali illegittimi.[1] Come afferma lui stesso nell’Iliade, diciannove di essi erano frutto di una sola donna, riconosciuta come la regina Ecuba.
« Cinquanta ne avevo quando vennero i figli dei Danai. E diciannove venivano tutti da un seno, gli altri, altre donne me li partorirono in casa. » | |
Nei poemi successivi, Paride appare come il secondo e legittimo figlio del re e di Ecuba, sua moglie. Il troiano aveva dunque nove fratelli (il maggiore, Ettore, seguito da Deifobo, Eleno, Pammone, Polite, Antifo, Ipponoo, Polidoro e forse anche Troilo) e quattro sorelle (Creusa, Laodice, Polissena e la profetessa Cassandra).[2]
cavatina di figaro
Largo al factotum della città.- Largo
Presto a bottega che l'alba è già. - Presto
Ah, che bel vivere, che bel piacere, che bel piacere
per un barbiere di qualità, di qualità!
Presto a bottega che l'alba è già. - Presto
Ah, che bel vivere, che bel piacere, che bel piacere
per un barbiere di qualità, di qualità!
Ah, bravo Figaro!
Bravo, bravissimo!
Fortunatissimo per verità!
Pronto a far tutto,
la notte e il giorno
sempre d'intorno in giro sta.
Miglior cuccagna per un barbiere,
vita più nobile, no, non si da.
Rasori e pettini
lancette e forbici,
al mio comando
tutto qui sta.
V'è la risorsa,
poi, del mestiere
colla donnetta... col cavaliere...
Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono,
donne, ragazzi, vecchi, fanciulle:
Qua la parrucca... Presto la barba...
Qua la sanguigna...
Presto il biglietto...
Qua la parrucca, presto la barba,
Presto il biglietto, ehi!
Bravo, bravissimo!
Fortunatissimo per verità!
Pronto a far tutto,
la notte e il giorno
sempre d'intorno in giro sta.
Miglior cuccagna per un barbiere,
vita più nobile, no, non si da.
Rasori e pettini
lancette e forbici,
al mio comando
tutto qui sta.
V'è la risorsa,
poi, del mestiere
colla donnetta... col cavaliere...
Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono,
donne, ragazzi, vecchi, fanciulle:
Qua la parrucca... Presto la barba...
Qua la sanguigna...
Presto il biglietto...
Qua la parrucca, presto la barba,
Presto il biglietto, ehi!
Figaro! Figaro! Figaro!, ecc.
Ahimè, che furia!
Ahimè, che folla!
Uno alla volta, per carità!
Ehi, Figaro! Son qua.
Figaro qua, Figaro là,
Figaro su, Figaro giù,
Ahimè, che furia!
Ahimè, che folla!
Uno alla volta, per carità!
Ehi, Figaro! Son qua.
Figaro qua, Figaro là,
Figaro su, Figaro giù,
Pronto prontissimo son come il fulmine:
sono il factotum della città.
Ah, bravo Figaro! Bravo, bravissimo;
a te fortuna non mancherà
sono il factotum della città.
Ah, bravo Figaro! Bravo, bravissimo;
a te fortuna non mancherà
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