Grande
romanzo, di respiro pirandelliano, quello che Giacconi ha scritto per
Abelbooks, che inizia con la presenza di un virus per risolversi, nel secondo
capitolo, in una saga familiare e in un dagli
alle banche, con accumuli consoliani.
Cristian
è scrittore, la sua padrona l’editore.
Gradevolissimo
il depaysement letterario, attuato
con lo scrivere in maiuscolo le cose più importanti, come l’osteria e la
signora. E sono proprio questi due topoi,
osteria e signora, a far da ossatura al romanzo che si conclude poi con un
pamphlet ad usum potentorum, che si
scaglia con una serie di oggettive sulla nostra società di oggi.
Giacconi
prende di mira il potere.
Christian
è scrittore e sulla pagina d’inizio
fonda l’ossatura del libro.
Respiro
pirandelliano, dicevamo, perché è gioco di specchi e rimandi questo romanzo,
gradevolissimo, che consiglio a tutti di leggere.
C’è
un” -gli”per un “loro” ma questo lo perdoniamo.
Un
po’ noiosa la parte centrale che pesca troppo da storie che si vedono appena.
Incantevole
la fine, il trentacinquesimo capitolo, con l’invettiva contro il potere con la
P maiuscola.
Una splendida folla serata
è un romanzo dentro al romanzo, un spirale conica, un caleidoscopio impazzito.
Cristian,
la lunghezza e il numero dei capitoli, potrebbe far assomigliare il libro a una
Divina Commedia borghese.
E
in effetti gli ingredienti ci sono tutti. Il depaysement, i nomi dei personaggi e le volute ampie e canoniche delle
frasi.
Lo
stile è moderno, nel senso che non cede a inflessioni postmodernsitiche né a
giochi alla Nove, con depiazzamenti troppo marcati. Si potrebbe definire moraviano o ultimo-pasoliniano.
Non
si perdona, alla fine, che una cosa. L’accumulo di intenzioni non giova a un
romanzo, un romanzo deve essere piano come una macchia d’olio nel mare calmo.
Pirandello ne” L’esclusa”, che molto ha
a che vedere con la figura femminile del romanzo, dice una cosa sola.
Giacconi
ne dice tante e in tanti stili. Io gli
consigliere l’invettiva (e ci si chiede
se il Nostro non abbia intrapreso talvolta studi giuridici) e lo stile
epistolare.
E
si, perché il tono è quello di un’arringa, di un avvocato alle prese con un
mondo che non sente suo e di cui vuole pagato il conto.
Silvano
Baldi
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