lunedì 1 novembre 2010

ognissanti

Questo andirivieni nel vicolo mi porta a pensare all'andirivieni della mia coscienza.
Sono sempre stato attaccato ad un attico, in una casa dove i rumori e la convivenza coi vicini era blandissima. Ora sono nel bel mezzo di un patio, ascoltando e sentendo tutti gli umori dei miei vicini. Lui che va di qua e di là con la sigaretta tra le mani, la figlia che balla un ballabile spagnolo canticchiandolo, la madre totalmente assente solo dopo aver scopato un po' per strada. Mi piace. Mi piace sentire di far parte di una piccola comunità. Vasta diceva che questi vicoli rappresentano una confusione tra pubblico e privato, io lo vedo in maniera meno pessimistica. Siamo una comunità. Una comunità lontana dai meccanismi del potere eppure forte del suo attaccamento alla terra, al territorio. Ognuno coi suoi impegni. Mentre dal decimo piano è tutta una dimensione aerea che non mi interessa più.
Ho riletto il mio romanzo Manlio. L'ho trovato un po' superficiale. Ieri hoi pensato che per essere veri romanzieri si deve essere moralmente a posto e con una sensibilità particolare. Insomma non è un lavoro facile. Ho scritto sempre, però nella mia vita, questo fatto mi dovrebbe aiutare. Ho radio 3 a palla. Parlano sempre di donne e gay. Prima, quando stavo con B*** mi piaceva radio tre ed era un periodo felice della mia vita. Quando ascolto radio 3 sono felice.

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