a Rosa
Rosa, pegno d'amore, serata
d'albergo
Infestata di rumori. Grida,
basse,
per non inquinare
l'appartamento.
La televisione che brucia d'amore
è una droga marina
Si rilegge, l'andamento
barcollante
Di due gatti siamesi,
travolti dalle usure del
meriggio.
Non sostare sui terrapieni
della paura
Dove io non ti vedo, erba
marina
E non travolgere il mio
cosmo, fatto di cerbottane
E giochi di parole.
Ridiscendi il senso oscuro delle cose
E perditi nei meandri
dell'incertezza.
Rivolgi il mondo soave come
ti piace.
Radio, sentimento lacunoso,
elettronico…
Coibenta la tua paura,
non rivolgerti
all'incontrario dove non sono
i giochi di potere e soldi all'avvenire.
T'ho
detto delle mille porte che passiamo,
oltrepassando il nostro
gioco sentimentale,
per non essere travolti dal
destino.
Oggi voglio un vademecum che
non mi faccia impazzire,
un orologio su cui contare
l'ore del mondo
e per non rivoltare la mia incertezza,
non accorgermi di te.
Che bello sei stato. Il
nostro giorno, le nostre paure, i nostri sogni infranti dal destino, gemuetlich,
senza tempo. Forse un po' coatto, destriero, insane ma capace di mille cose
assieme,
come i non detti, i verbi e
le usate parole per l'usato gioco.
Non accorgermi di te…
E' questo che voglio fare
nelle serate da Walkiria…
Roso d'amore vedo
all'imbrunire
Due fanciulle stanche.
Il sogno di Penelope
È che s'azzuffa coi capelli
Ritmati da frigoriferi
bianchi
Incastrati su cucine -
passaporto alla modernità.
Incenerisco avvolto dai tuoi
capezzoli rosa
Incenerisco come non mai per
i tuoi baci lontani,
microcosmo di parole
risvolti di lune piene
abbrutite
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