domenica 1 gennaio 2012

GRAN CANARIA


a Rosa

Rosa, pegno d'amore, serata d'albergo
Infestata di rumori. Grida, basse,
per non inquinare l'appartamento. 
La televisione che brucia d'amore
è una droga marina

Si rilegge, l'andamento barcollante
Di due gatti siamesi,
travolti dalle usure del meriggio.
Non sostare sui terrapieni della paura
Dove io non ti vedo, erba marina
E non travolgere il mio cosmo, fatto di cerbottane
E giochi di parole. Ridiscendi il senso oscuro delle cose
E perditi nei meandri dell'incertezza.

Rivolgi il mondo soave come ti piace.

Radio, sentimento lacunoso, elettronico… 
Coibenta la tua paura,
non rivolgerti all'incontrario dove non sono 
i giochi di potere e soldi all'avvenire. 
T'ho detto delle mille porte che passiamo,
oltrepassando il nostro gioco sentimentale,
per non essere travolti dal destino.

Oggi voglio un vademecum che non mi faccia impazzire,
un orologio su cui contare l'ore del mondo
e per non rivoltare la mia incertezza, non accorgermi di te.
Che bello sei stato. Il nostro giorno, le nostre paure, i nostri sogni infranti dal destino, gemuetlich, senza tempo. Forse un po' coatto, destriero, insane ma capace di mille cose assieme,
come i non detti, i verbi e le usate parole per l'usato gioco.
Non accorgermi di te…
E' questo che voglio fare nelle serate da Walkiria…












Roso d'amore vedo all'imbrunire
Due fanciulle stanche.
Il sogno di Penelope
È che s'azzuffa coi capelli
Ritmati da frigoriferi bianchi
Incastrati su cucine - passaporto alla modernità.


Incenerisco avvolto dai tuoi capezzoli rosa
Incenerisco come non mai per i tuoi baci lontani,
microcosmo di parole
risvolti di lune piene abbrutite

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