SUDARIO
La tetra memoria
dei carri da guerra
Le veline arancione e rosa pastello,
come per un sudario, sfilano
incartocciate per un sussulto
maniacalmente ringiovanito e
giovanilistico…
E’ l’ennesimo furore della guerra che spazza
matricole,
giovanotti in canotta e visi jeu de pommes e
intercalari madonitici
dai risvolti giallo canarino
e nero pece, sbuffa pecorari e avvocatini di grido
in cerca d’erba. Odora di morte questa guerra. E’ temibilissima.
Non si può
dire che sia uno scherzo da quattro soldi.
E’, questa che addiviene, una sistole del
desiderio, un Orlando furiosissimo, rincorso pei calli di Madrid quando si era
partiti, dopo il comple, tutti affannati per vedere Las Meninas o la
fucilazione del Goya.
Seduti sui banchi avevamo parlato a lungo di
Cesare e del de bello gallico, e ora, che miseria, a rinverdire promesse su
promesse e citazioni e traduzioni catulliane e i parà che partono - tutti
pagati s’intende - all’ardimento, allo sbaraglio.
Tutti si era in fila per quello spettacolino
spelacchiatissimo della signora tal dei tali, tutti si era in fila al capannone
per vedere l’ultimo virgulto osé del porno a buon mercato (ah che bei ramadan
eran quelli…), tutti si era in fila per ascoltare le sconcezze più laide della
strage del 2 agosto.
Noi, coi libri in mano, voi coi quaderni sotto il banco,
io con la promessa d’una pomice ardita targata “gli spietati” a ridosso d’un
viaggetto bolognese. Dove siamo andati a finire?
Dove siamo andati a finire?..
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