domenica 1 gennaio 2012

sudario


SUDARIO

La tetra memoria dei carri da guerra

Le veline arancione e rosa pastello,
come per un sudario, sfilano
incartocciate per un sussulto
maniacalmente ringiovanito e
giovanilistico…

E’ l’ennesimo furore della guerra che spazza matricole, 
giovanotti in canotta e visi jeu de pommes e 
intercalari madonitici dai risvolti giallo canarino 
e nero pece, sbuffa pecorari e avvocatini di grido in cerca d’erba. Odora di morte questa guerra. E’ temibilissima. 
Non si può dire che sia uno scherzo da quattro soldi.
E’, questa che addiviene, una sistole del desiderio, un Orlando furiosissimo, rincorso pei calli di Madrid quando si era partiti, dopo il comple,  tutti affannati per vedere Las Meninas o la fucilazione del Goya.
Seduti sui banchi avevamo parlato a lungo di Cesare e del de bello gallico, e ora, che miseria, a rinverdire promesse su promesse e citazioni e traduzioni catulliane e i parà che partono - tutti pagati s’intende - all’ardimento, allo sbaraglio.

Tutti si era in fila per quello spettacolino spelacchiatissimo della signora tal dei tali, tutti si era in fila al capannone per vedere l’ultimo virgulto osé del porno a buon mercato (ah che bei ramadan eran quelli…), tutti si era in fila per ascoltare le sconcezze più laide della strage del 2 agosto. 
Noi, coi libri in mano, voi coi quaderni sotto il banco, io con la promessa d’una pomice ardita targata “gli spietati” a ridosso d’un viaggetto bolognese. Dove siamo andati a finire? 
Dove siamo andati a finire?..

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