sabato 17 luglio 2010

ALBY A PALERMO

ALBY A PALERMO
Un sogno fatto in Sicilia

I
PROLOGO
Albertino era sceso da poco dalla macchina, apriva lo sportello, un po’ stralunato, scendeva sul marciapiede di Largo Cavalieri di Malta.
Aveva un’espressione del viso nuova, contenta, come se si fosse purificato dal suo passato.
S’era incontrato di soppiatto con Luca e Annamaria e non s’erano detti nemmeno una parola.
La città era avvolta dalle nebbie di Maggio, sottili, cangianti.
Grandi fasci di nubi solcavano il cielo.
La radio statale mandava in onda frequenze stranissime, come se si trattasse di marziani.
Le voci storpiate, le musiche ossessive, batterie e colpi di tamburo in ogni dove.
La più gettonata era la radio nazionale con i conduttori con le facce deformate e tutto il resto che era veramente un programma con le musiche più strane che non si capiva niente.


PIAZZA CAVALIERI DI MALTA


Albertino aveva trovato il Largo più radioso che mai.
Anche le facce degli amici erano cambiate.
Rosaura più luminosa, con la solita smorfia malandrina sulle labbra, Valentina con la ruga d’ironia sotto la bocca, Giovanni più bambino.
Passeggiava in lungo e in largo nella piazza, e s’impomatava con tutti e faceva versi e facce strane ai suoi amici e andava a bere,
e poi tornava senza dire una parola, perché non ne aveva da dire più di tanto, con quella fiacca che da qualche tempo si ritrovava.
Ora si concentrava su un particolare insulso, ora su un altro ancora, poi pensava a una connessione strana, per esempio a un fatto storico e un’emozione, un verso d’un poeta e una situazione reale, ora disegnava col pensiero l’andatura di un giovanotto prestante, ora vedeva negli occhi di uno la malinconia di una sera di primavera, nell’altro vi leggeva l’estate incipiente, e alla fine contava i suoi passi.
Molte volte l’aveva fatto, e Luc e Annamaria lo guardavano sempre strano, come chi non sa che cosa dire, o che pesci pigliare.
Uno strazio.
Un sentimento di intimità più prossimo alla parentela che al sesso. Da quel largo non si mossero. Stettero tutti zitti e muti e impalliditi dal dolore e dall’accidia.
Un mese prima, o forse più, un anno, era stato lì che avevano saputo che xxx s’era sfracellato con la macchina ed era morto sul colpo come un fissa, e da lì a quel punto avevano fatto passare tutto in maniera costipante, sinuosa, in modo superficialissimo, che ancora ne avrebbero dovuto pagare per chissà quanto.
Tornarono a casa salendo per via Roma e tutti scomparvero coi loro motori per i viali di Palermo, intossicanti sì, ma con dei ciuffi di verde a ogni metro che sembrava di stare in un giardino.
La radio intanto mandava in onda frequenze stranissime, coi cantautori in voga e dei più declassati sempre, ad ogni passo.






.

Nessun commento:

Posta un commento