mercoledì 6 ottobre 2010

Manlio

Le otto e otto, che bello indugiare sul da farsi. E' come uno stato di limbo e incoscienza. Dove i sogni si fanno più vivi, le notizie arivano in lontananza e si pensa al da farsi.
Penso che nei momenti morti scriverò.
Fisso sulla carta il pensiero di questi ultimi mesi. E' libero e bello come una fionda, come un arco teso.
Sto leggendo ancora V., certe volte è un po' noioso. Oggi pomeriggio andrò da Ursulina. Spero ci sia anche Cetty. Poi alle diciotto e trenta ho la lezione di danza. Yodatraining. Così la chiamano. E' uno stretching danzato.
Bisogna amare l'uomo per poterlo raccontare. Amarlo profondamente. Non gettarsi occhiate di odio in mezzo alla strada, ma di amore, amore complice, etero e omo sessuale. E invece certe mattine, Palermo sembra così aggressiva. Uno pensa al bene comune, e l'altro guarda subito in cagnesco, come se avessi indossato un burqua.
Il ritmo delle parole deve essere denso, sinuoso per una buona scrittura, corposo come quello di Ungaretti, leggero come quello di Tondelli, profondo come quello di Arbasino e Dostoevsky, solare come quello di Pirandello. Se no che stile è. Pieno di linguaggio parlato come quello di Camilleri e Cubito.
Le mie casse nuove sono proprio una figata. Ho afittato casa nuova.
Sono stato di pessimo umore ieri, forse perché ho pagato la caparra, e la realtà mi toglieva soldi che avrei potuto destinare al computer nuovo.
Sono un borghese viziato, prendetemi per quello che sono, non un altro. Uno con un lavoro stabile e bellissimo.
Manlio stava per grattarsi la schiena quando arrivò la padrona di casa.
devi darmi trecentotrenta euro, così è deciso.
Subito signora, le risposi.
E in sacocia mi rimanevano duecento euro dello stipendio. che fare? Comperare il computer nuovo o scorpacciare e mangiare e *** per due giorni. Per il resto di due giorni. E se quei due giorni si riducessero a uno, pensavo, non sarebbe la stessa cosa. E intanto avrei il computer e il vizio. Il bello e il brutto, come si dice.
Manlio è una persona a modo e decisa. Fa il commerciante di pietre preziose, un lavoro ereditato da quello di suo padre. Anche il padre di Manlio era commerciante di pietre preziose e questo lo rincuorava.
Di statura media, Manlio teneva i capelli corti come un pischello napoletano.
Certe volte andava a teatro con un'amica di nome Sophie e lì si scambiavano tenerezze infinite. Una volta si baciarono pure. Era il 1999.
Voglio continuare a legere le mie tesi di letteratura, una volta disse Manlio a Sophie.
E dacci un'occhiata, può darsi che ti venga qualche ispirazione.
Per l'ispirazione mi lego alla bieca realtà, quella che si incontra ogni momento del giorno.
Se per te va bene così!
Allora leggeremo quello che Ungaretti pensava di Valery. Ho deciso.
S'era fatto tardi. Il sole delle nove del mattino era completamente coperto da una nuvolaglia sottile e alta.
Monte Pellegrino aveva la nebbia sopra.
-come intitoleremo il nostro romanzo, fece a un tratto lei.
E io: Dispetto.
Va bene mi piace, ma di chi parlerà.
Parlerà di me e te, assieme come due innamorati.
Gli arcani saranno soltanto gli arcani dei tarocchi.
Va bene, mi piace, così metteremo a frutto le nostre conoscenze.
Ruota della fortuna, carro, stelle, luna, sole, e poi innamorati, papa, imperatore, imperatrice, appeso.
Che dire dell'appeso e del matto e del mago.
Il matto e il mago sono la stessa cosa
Hai ragione, Sophie, si chiamano il bateleur.
Sono gli arcani. L'appeso sarà lo sfigato, il limbo da cui non sappiamo districarci certe giornate, la dipendenza da qualisasi cosa. La ruota della vita, il quotidiano come amano dire oggi. Il quotidiano.
La ruota della fortuna sarano gli eventi che passano senza tanti complimenti. Senza tante attenzioni, per così dire. E la realtà stessa, il tempo in una parola.
Il mago sarà l'eroe. Anche l'imperatore può essere l'eroe, e l'imperatrice l'eroina.
Oppositori: il papa e la morte che per me sono due carte negative.
Il carro e la forza ci guideranno nella nostra impresa.
I rumore, in città, si facevano via via più presenti. Anhe la musica era cambiata. Si inneggiava al fare.
-voglio disfare, fece a un tratto Sophie, disfare qualsiasi cosa.
Meglio non fare, come diceva Nietsche. Non fare. stare in quello stato dell'essere che pensa se stesso.

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