trasloco
Le nuove ore che solcano i palazzi
Mezzi scatenati dai marosi di capodanno
Strepitano infanti esterrefatti,
la putredine brilla sopra i pozzi
Nei porti sale la maiestade, ahi, il
Bar corallo con l’aranciata orange…
Il tracollo beije di cui abbiam detto
Un soave cerchio e una scacchiera.
Ahi quando telefonavamo a schiera
Ai commercianti della nostra regione
Com’era bello litaniegggiare
D’arabo, alemanno e la Monroe.
***
Solca profonda l’odorosa morte
Di quiete fangosa ne abbiamo a iosa
Il turgido fremito benigno
Posato sul desco irrorato a rosa…
Sonnet 1
Ah che rigurgiti di moralità
Infantilismo e poi solo perdono
Nessun di voi m’insegnò la verità
E pure io ve n’ho fatto dono.
Non mi rischierò a chieder serietà
Ma per tristizia chiedo un condono
Un ardimento alla nostra voluttà
Ch’io son fatto tristo a quel che sono.
Per cui, o amato, voglio rincontrarti
Tu che lucidi le scale a Londinium
E ancora un po’ di te poi ristorarmi.
T’incontrai tra gli scogli verdi e arti
E non pensavo nemmeno a Parisium
E poi ancora e ancora e ancora amarti.
aspettativa
E’ di nuovo estate
La via del Bersagliere è semideserta
Non calca, non porto e nemmeno
maiestate.
Solo
Neanche un diporto
Per oggi, si sa,
Forse, andare a schiera
-Là onde ancora oltraggio si avvera-
e dire che di cose ne ho fatte,
andare a sbighellonare a Roma e in Oriente
con Dante a braccio e la mente mente
per tutto quello che perdona
non me l’aspettavo dalla tua persona.
Il porticciolo di Barcarello.
Rossa avanza la brughiera, è mezzanotte
Spuntano i fichi in giardino e l’aspra magnolia
Cede i suoi frutti al ghiribizzo dei venti. E io
Penso al giallo della strada per Barcarello
LA LETTERATURA
La letteratura
È come lo schizzo, procede da una parte all’altra senza esitazioni, contraccolpi.
Una poesia di Salvo, la
Piscina scuoiata di via Michelagniolo,
fu Leonardo
scorazzante tra i cancelli,
rossi di un’Estate biliardina,
e scabrosa…
E’ tornata ripugno d’affetti, la salamandra…
T’ho visto come la pansée rosa nel giardino dei Di Paola,
che schifo! Lui,
muto come un abbecedario in calore, e una mostra senza fine,
rovente di barba non fatta tre giorni,
lei, un tizzone ardente, bruna, altro che spagnola,
forte e iridiscente, come
un mare in tempesta
la ultima melma di Capodanno.
Forse un di s’io non andrò sempre fuggendo
O materna mia terra…
AUSTRALIA FROM PALERMO
E’ chiuso non si suona più,
lasciamo Guerino risolversela
coi mostri dell’abisso.
In quest’isola iena non canta più
Il gallo del mezzogiorno.
L’australiano è partito,
s’è involato in un mare
di taxi e guai e sigarette, con l’indi
a braccetto son scesi giù per Villa Igea.
Moamed stacca la sua picture,
e poi vola via. Manuela ritorna come dopo
un lungo sorseggiare di coke… la stronza
non mi ha mai chiamato.
I’m an australian bear
I speak very fluent English and
I want to know how much are those corners
Who divided Palermo. Io dico
Che sono le quattro stagioni
E che là è la Primavera
E noi stiamo in un Autunno di guai
E sonno e cardite.
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